Arriva la pet-therapy nel reparto di rianimazione!
E’ questo un progetto, unico in Italia, portato avanti all’ospedale Careggi di Firenze da qualche anno.

Gli animali stanno prendendo sempre più piede non solo nelle nostre case, ma anche in quelle di cura, negli ospedali, proprio per i loro effetti positivi (ormai comprovati da tantissimi studi scientifici) sugli esseri viventi.

Pet therapy nel reparto di rianimazione: a Firenze i primi animali-collaboratori

Questo progetto vede coinvolto il reparto di terapia intensiva: qui a prendersi cura di pazienti spesso ancora attaccati al respiratore e con i corpi avvolti da tubi di ogni genere, c’è una equipe medica formata non solo da medici e fisioterapisti, ma anche da cinque splendidi cani che, due volte a settimana, si danno il cambio in corsia. Sono i due golden retriever Nuvola e Dante, il labrador Zeus, il cavalier king Caos e la cockerina Teresa.

La responsabile del reparto parla di loro in questi termini:

Li chiamiamo collaboratori, quando entrano in reparto è come veder arrivare un collega. Danno benessere al malato, non solo emotivo, ma soprattutto in termini di miglioramento e di aderenza alle terapie di recupero…

Il “lavoro” di questi cani è diventato ormai fondamentale e insostituibile, come lo è diventata la loro presenza per i pazienti: accompagnati dall’operatore che li ha addestrati, dai medici e fisioterapisti, raggiungono il letto del malato e, stesi su un telo, gli leccano la mano, si lasciano accarezzare, e quando le condizioni generali del paziente lo consentono, lo stimolano al gioco. Perchè ogni movimento rientra nel protocollo di riabilitazione.

La pet therapy come stimolo per i malati

Gli incontri con i cani rappresentano per i degenti uno stimolo, e la terapia diventa più facilmente sopportabile ed anzi, quasi un appuntamento di volta in volta atteso; la visita di questi animali è spesso più benefica di quella degli stessi parenti.

Naturalmente è garantita la massima igiene: i cani, che naturalmente sono animali sani e vaccinati regolarmente, si fanno detergere tranquillamente con disinfettanti; fin da cuccioli sono stati abituati ad odori penetranti e rumori insoliti, tipici degli ospedali. Inoltre gli incontri riabilitativi vengono svolti in stanze singole per non disturbare gli altri degenti.

Un altro aspetto positivo è che tutto è a carico del servizio sanitario nazionale, quindi tutti possono goderne.

Spero fortemente che questa iniziativa unica diventi invece consuetudine in tutti gli ospedali d’Italia: nonostante è ormai assodata l’efficacia della pet-therapy, purtroppo non se ne fa abbastanza uso. Le realtà che già esistono spero facciano da esempio.


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