Se solo fino a qualche anno fa si pensava alla persona vegetariana come a quella che risparmiava sofferenza agli animali non cibandosi  delle loro carni, ora si sa che non è assolutamente così: ci sono molte altre forme di sfruttamento per cui il rispetto delle altre forme di vita viene meno.

Il termine “vegano” non tutti ancora lo conoscono, ma soprattutto non ne conoscono il vero significato, ma questo stile di vita sta prendendo sempre più piede nella realtà di oggi: basta entrare in un qualsiasi supermercato per vedere quanti prodotti presentano sulla loro etichetta la dicitura “Vegan”; basta accedere ad internet per scoprire tanti gruppi social nati su tale argomento; basta seguire qualche trasmissione di approfondimento per imbattersi in servizi di denuncia contro i sistemi di produzione carnei o latto-caseari, oppure talk-show per vedere contrapposte le due “fazione”, pro-vegan e anti-vegan.

A riguardo esiste però  ancora molta confusione riguardo il pensiero su cui si basa il veganismo, e purtroppo  viene molto spesso criticato. Ma per esprimere il proprio parere su qualsiasi cosa, è importante e fondamentale prima di tutto conoscerla pienamente; l’intento di questo articolo è proprio quello di fare un po’ più di chiarezza e spiegare i motivi di questo “movimento” (se così si può definire).

Cosa vuol dire essere vegano

Il principio cardine sul quale si basa il veganismo è la “lotta” contro qualsiasi utilizzo e atto di sfruttamento animale.
L’aspetto più conosciuto tra la massa è quello alimentare, ma non dimentichiamo che i prodotti di origine animale interessano anche il campo dell’abbigliamento, della cosmesi, farmacologico…Ma sugli animali si fanno anche sperimentazioni di ogni genere (nonostante vengano da più parti considerate non solo incivili, ma anche inutili), asini cavalli cammelli elefanti vengono utilizzati come mezzo da lavoro o di trasporto, altre specie ancora per fini ludici e di puro divertimento (basta pensare agli zoo, ai circhi, acquari e delfinari…).

Una persona vegana si oppone a tutto questo, decidendo di escludere da ogni ambito della propria quotidianità qualsiasi prodotto/attività che vede l’impiego di animali; ciò che la guida è principalmente una questione di natura etica: il rispetto per la vita, l’abolizione di qualsiasi differenza tra specie diverse e quindi della supremazia dell’uomo (si parla di Antispecismo).

Perchè diventare vegano

Prima di lasciarsi andare in giudizi di qualsiasi genere è necessario, prima di tutto, conoscere tutti i risvolti positivi di una vita cruenty-free, perchè sono tanti, veramente tanti…

– Benefici sulla salute
É ormai risaputo che un’alimentazione su base vegetale comporta dei benefici considerevoli al nostro organismo, dando un forte contributo sia nella prevenzione che nella cura di diverse patologie.
Decine e decine di studi continuano a confermare l’importanza di una dieta che vede un largo impiego di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, frutta secca e semi di qualsiasi tipo; un eccesso di grassi e proteine animali sono invece estremamente nocivi, soprattutto nelle quantità e qualità con cui se ne fa uso oggi, soprattutto nei paesi più ricchi.
Bisogna inoltre considerare lo smoderato utilizzo di antibiotici e ormoni a fini produttivi negli allevamenti intensivi, sostanze che ritornano indirettamente al consumatore quando si cibano di carne, uova, pesce, latte e derivati (si parla tanto – ma forse ancora non si sono prese tutte le dovute misure per contrastarla – di antibiotico-resistenza e del rischio che questa comporta per la nostra salute).

– Stop alla violenza sugli animali
É dimostrato da decine e decine di studi (ma chi ci convive ne ha la dimostrazione vivente) che gli animali sono esseri senzienti proprio come noi esseri umani: provano emozioni (LINK), percepiscono il dolore, sentono il senso della vita e desiderano portare a termine la loro esistenza come qualsiasi essere che venga messo al mondo; avvertono la sofferenza sia fisicamente che psicologicamente, ed è tanta quella a cui sono costretti durante tutta la loro breve vita negli allevamenti intensivi.
Ritengo raccapricciante l’espressione che ho sentito più volte ripetere “Sono nati per questo”, come se il senso della presenza di vacche maiali vitelli galline conigli qui sulla Terra fosse unicamente quello di restare rinchiusi in gabbie tanto piccole da esseri privati di qualsiasi movimento, in condizioni di sovraffollamento con conseguenti fenomeni di cannibalismo, scarsa igiene e quindi con diffusione di infezioni e malattie.
Non è concepibile che vitellini vengono sottratti alla nascita alle loro madri e macellati a sei mesi di vita, sottoposti ad una alimentazione povera di ferro proprio per mantenere le loro carni chiare così come le richiede il mercato; o che i pulcini maschi vengono gettati vivi nel tritacarne perchè improduttivi; oppure che le oche vengono letteralmente ingozzate per ottenere il tanto pregiato foie gras; o..o…o…Vogliamo poi parlare di volpi, visoni allevati e infine uccisi per il nostro vanto di indossare la loro pelliccia? O degli animali chiusi in laboratorio (non solo topi, ma anche conigli, cani, scimmie) sui quali vengono testati farmaci, cosmetici, detersivi?
Quanta violenza esercitiamo sugli animali, e a quanta contribuiamo con le nostre piccole azioni e abitudini quotidiane, molto spesso senza neanche saperlo. E sì, perchè le cose vengono nascoste, taciute, le persone non vengono informate sulla sofferenza che si cela dietro al così tanto saporito spezzatino da cucinare con i piselli per il pranzo della domenica o quella fetta di salame che imbottisce i nostri panini, il rossetto all’ultimo bacio o il così tanto buon detersivo che toglie ogni macchia da pavimenti o vestiti; molto spesso però sono le stesse persone che preferiscono non sapere (o sapere solo in parte) per allontanare da sé i sensi di colpa.
Lev Tostoj, scrittore e filosofo russo (1828-1910) già allora disse “Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani”.

– Minor impatto sull’ambiente
Lo sapevate che una delle maggiori fonti di inquinamento al mondo sono proprio i gas serra prodotti dagli allevamenti intensivi? E che centinaia e centinaia di ettari di foreste e zone verdi vengono distrutte per essere adibite all’esclusiva coltivazione di vegetali destinati all’alimentazione degli animali?
Se considerassimo le quantità di cibo consumate da una vacca e quelle di un uomo non faremmo fatica a renderci conto di quanto più terreno viene sfruttato, quanta più acqua impiegata e quanti pesticidi e diserbanti gettati nell’ambiente. Quante persone potrebbero essere sfamate con la stessa quantità di vegetali destinati ad un solo animale di un allevamento intensivo? Bisognerebbe tenerne in grande considerazione quando si parla di fame del mondo, soprattutto perchè di questa abnorme produzione di carne non sono “ovviamente” le popolazioni dei paesi poveri ad usufruirne.
La deforestazione inoltre comporta la morte, fino alla scomparsa, di centinaia di specie selvatiche, con un conseguente impoverimento della biodiversità, la cui ricchezza è molto importante anche per la nostra sopravvivenza
Quanti problemi si potrebbero quindi risolvere (almeno in parte) eliminando dalla filiera “Coltivazione di vegetali” > “Produzione di carne” > “Alimentazione umana” la tappa intermedia; ora che quello del cambiamento climatico è un argomento che scotta, bisognerebbe tenere in seria considerazione la possibilità di cambiare il proprio stile di vita, verso un’alternativa più green, partendo dall’alimentazione.

Perchè non basta essere vegetariani

Per tutti gli aspetti che abbiamo affrontato fino ad ora è facile capire perchè una scelta vegetariana non è sufficiente; ovviamente potrebbe essere il primo passo verso un cambiamento nel proprio stile di vita, ma chi riesce a percepire il senso del pensiero vegano e si rispecchia in esso spesso non avverte neanche la necessità di passare per tappe intermedie.

Ovviamente si tratta di un percorso troppo personale per dettare tempi e regole; anche solo l’alimentazione ricopre un ruolo molto importante nell’esistenza di qualsiasi individuo, non legato solamente alla sopravvivenza, ma anche di carattere sociale.
Purtroppo è sempre tanto difficile abbattere abitudini, contrapporsi a tradizioni, andare quasi controcorrente seppur per buoni principi.

Chi ha scelto di diventare vegano quasi sempre è partito dall’essere onnivoro (a meno che non abbia avuto dei genitori che già abbracciavano questo stile di vita o che erano vegetariani), ma ad un certo punto della sua vita ha avuto probabilmente un input dall’ambiente (un invito a cena da amici vegani, un video shock sulle brutalità compiute sugli animali negli allevamenti intensivi incrociato involontariamente scorrendo la home di Facebook,…) per il quale ha cominciato a documentarsi, ad approfondire l’argomento, a porsi delle domande e darsi o cercare altrettante risposte.
Ognuno deve dar voce ai propri tempi, ognuno incontrerà le proprie difficoltà (se effettivamente ne incontrerà), ma alla fine – se presa con coscienza e con una certa consapevolezza – una scelta del genere sarà per la vita.

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