La riproduzione delle tartarughe Caretta caretta, ed in particolare la schiusa delle uova con la corsa delle piccole verso il mare, rincorrendo il fascio di luce disegnato dalla luna, è uno dei fenomeni delle natura più toccanti che la natura può regalare.

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Riproduzione della Caretta Caretta

Le tartarughe sono animali ovipari, nel senso che depongono delle uova e lo sviluppo dell’embrione avviene all’esterno del corpo materno.

L’accoppiamento avviene in mare, preceduto da un corteggiamento che consiste in una sorta di danza del maschio, un “accarezzamento” non sempre gradito dalla femmina.

Si potrebbero fare avanti diversi contendenti e le lotte tra i maschi per “guadagnarsi” la propria amata diventare anche piuttosto violenta; il vincitore si posiziona poi sulla groppa della femmina rimandovi attaccato attraverso le proprie unghie ad uncino, ripiegando infine la coda mettendo in contatto la sua cloaca con quella di lei. La femmina aspetterà qualche giorno in acque calde e poco profonde prima di deporre le sue uova sulla spiaggia (anche fino a 200 e delle dimensioni di palline da ping-pong), in buche scavate con le zampe posteriori; vengono poi  nuovamente  ricoperte di sabbia sia per creare un microclima ideale per la loro incubazione che per nasconderle ad eventuali predatori.
A fine deposizione la femmina ritorna al mare. Il tutto può ripetersi 2-3 volte durante la stessa stagione riproduttiva (a distanza di una quindicina di giorni), dopo di che possono passare anche 3 anni.

L’accoppiamento potrebbe verificarsi anche con più maschi all’interno della stessa stagione riproduttiva; in tal caso, nella stessa nidiata, potrebbero esserci piccoli di padri diversi.

La schiusa avviene dopo 42-65 giorni, ma è influenzata dalla temperatura del suolo. Quest’ultima determina anche il sesso dei nascituri: le temperature più alte (che interessano gli strati più superficiali) fanno sì che nascano femminucce, le temperature più basse (negli strati più profondi) maschietti.
I piccoli utilizzano un “dente da uovo” per rompere il guscio, e ci mettono da due a sette giorni per raggiungere la superficie; da qui avrà inizio la loro corsa verso il mare, solitamente notturna (le tartarughine vengono attirate dal riflesso delle stelle sull’acqua); purtroppo però la forte antropizzazione di oggi e la presenza di illuminazione artificiale possono deviare il loro percorso, causandone così anche la morte. Altro pericolo che le piccoline possono incontrare lungo il loro cammino sono i predatori. Raggiunta l’acqua nuotano per 24 ore per raggiungere la piattaforma continentale, dove le correnti concentrano una buona quantità di sostanze nutritive.

Durante la loro corsa verso il mare subiscono un imprinting ambientale: si tratta di una memorizzazione dei campi magnetici che permette alle piccoline, una volta adulte, di ritornare sulle stesse spiagge per deporre a loro volta le uova.

Luoghi di nidificazione

La tartaruga Caretta caretta è diffusa sia nelle acque degli oceani Atlantico, Pacifico, Indiano, che nel Mar Nero e Mar Mediterraneo; in quest’ultimo i siti di deposizione si trovano principalmente nelle zone orientali, come Grecia, Turchia, Cipro, Libia.

Anche in Italia ci sono diversi luoghi di nidificazione: alcune spiagge della Sicilia (la spiaggia dell’Isola dei Conigli di Lampedusa, quella della Pozzolana di Ponente di Linosa, l’Oasi faunistica di Vendicari), e sulla costa ionica della Calabria sono le più gettonate.

Assistere alla fuoriuscita simultanea di tanti piccoli esserini dalla sabbia, vederli correre verso il mare per venire poi abbracciati dalle sue acque, al chiarore della luna e delle stelle, deve essere un’esperienza veramente toccante. Niente e nessuno ha spiegato loro cosa fare una volta venute alla luce e quale strada seguire, solo il puro istinto ha indicato loro la rotta; questa è la magia della natura.

I pericoli per le tartarughe Caretta caretta ed i centri di recupero

Il più grande nemico per le tartarughe marine (come purtroppo per tante altre specie che rischiano  l’estinzione) è l’uomo: la forte antropizzazione rovina molti ambienti naturali mettendo a rischio la vita stessa degli animali.

In mare ci sono reti, a strascico o fisse, dove le tartarughe rimangono troppo spesso intrappolate; gli ami dei palangari, ma anche la plastica e microplastiche, possono essere per loro pericoli anche letali; la forte cementificazione, l’inquinamento luminoso, la presenza umana sulle spiagge disturbano invece la nidificazione, con negative conseguenze sulla specie.

Esistono diversi centri di recupero con lo scopo di salvare tartarughe marine in difficoltà dove, chi lo desidera, può trascorrere parte della propria estate collaborando così in loco come volontario. Sicuramente un’esperienza magnifica e unica.

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