Qual è la differenza tra animali selvatici e animali domestici?
Nei corso degli anni il rapporto uomo-animale è molto cambiato, e questo ha modificato anche il nostro modo di vedere e di approcciarci alle altre specie viventi.
La domanda di apertura di questo articolo potrebbe sembrare piuttosto banale, probabilmente anche un bambino che frequenta la scuola elementare avrebbe saputo rispondere nel giro di qualche secondo, definendo selvatico l’animale che vive libero in natura e invece domestico quello che abita nelle nostre case.
Definizione sbagliata? Assolutamente no, ma questa distinzione al giorno d’oggi risulta sempre meno netta e chiara; con questo articolo ho voluto approfondire l’argomento, vuole essere anche un punto di riflessione.

Addomesticamento

Partiamo col definire l’addomesticamento, quel processo iniziato decine di migliaia di anni fa da parte dell’uomo con lo scopo di adattare esseri vegetali e animali – presenti in natura – alle sue esigenze; è da li che sono nati l’agricoltura e l’allevamento. Si è venuta a creare una relazione simbiotica tra questi esseri viventi e l’uomo stesso, nel senso che la vita dell’uno dipendeva dall’altro.

Le specie animali che sono state inizialmente addomesticate avevano tutte una loro utilità, e mediante una selezione sia naturale che artificiale (dovuta cioè ad incroci più “convenienti” in termini produttivi) le caratteristiche del selvatico originario (morfologiche, fisiologiche, caratteriali) sono andate via via modificandosi ed in parte perse. Oltre che per la loro carne, gli animali sono stati allevati per il latte, le uova, la lana, ma anche come forza trainante o come “mezzi di trasporto” per merci e persone.

Sembra che il primo animale ad essere stato addomesticato sia stato il lupo, dal quale discenderebbe il cane che abita oggi nelle nostre case; la sua utilità? Sia di sorveglianza che per la difesa, non solo nei confronti dell’uomo, ma anche degli altri animali allevati (basta pensare al ruolo che ancora oggi svolge in quelle popolazioni la cui attività principale è la pastorizia: il cane ha il compito di controllare, difendere e guidare le greggi e le mandrie al pascolo).

Ormai le specie addomesticate non avrebbero più la capacità di riconquistare la libertà dei loro antenati, hanno totalmente perso la loro capacità di procacciarsi il cibo, di difendersi da nemici e predatori, di adattarsi a situazioni climatiche a volte anche molto avverse.

L‘addomesticamento nel corso della storia ha determinato cambiamenti sostanziali in molti ambiti: nell’evoluzione degli stessi esseri umani, nell’organizzazione sociale, nell’ambiente,… Purtroppo però ha conferito all’uomo anche quell’idea di supremazia nei confronti delle altre specie – e della natura in generale – con la quale si attribuisce un pieno diritto e controllo su tutte le altre specie e su tutte le risorse del nostro pianeta, senza tener conto dei grandi rischi che stanno derivando da tale comportamento (a riguardo possono forse interessarti gli articoli Global Strike For Future: salviamo la Terra dai cambiamenti climatici e Giornata mondiale dell’acqua: consigli per non sprecarla).

Differenza tra animali selvatici e animali domestici

Quanto detto fino ad ora può quindi dare un’idea più precisa su quali punti si basa tale differenza, anche se – a mio parere – negli ultimi decenni tali confini non sono così tanto ben definiti.

Innanzitutto è doveroso fare un’ulteriore distinzione all’interno della categoria degli animali domestici: di fianco a quelli da reddito, che continuano ad essere visti solamente come risorsa produttiva ed economica (vacche, maiali, polli, animali da pelliccia, ecc ecc), hanno conquistato sempre più spazio gli animali definiti “da compagnia”, quelli che sempre più numerosi vivono nelle nostre case e con i quali instauriamo un rapporto di natura puramente affettiva.

Il primato spetta sempre a cani e gatti, ma – soprattutto negli ultimi decenni – anche quelle che prima erano considerate specie strettamente selvatiche hanno cominciato a popolare in modo massiccio i nostri appartamenti: non è raro vedere serpenti, iguane, gechi, persino rane, pesci ed uccelli esotici, ma anche grandi felini…pensare che a Milano è stato fermato un ragazzo che teneva al guinzaglio un caracal! Per fortuna la detenzione di alcune specie (come quest’ultima) è vietata dalla legge (c’è la cosi detta Convenzione di Washington – CITES – che contiene la lista di tutte le specie esotiche protette e che quindi non possono essere commercializzate e sottratte al loro ambiente naturale).

Detto questo, come è possibile dare oggi una precisa definizione di animale selvatico e domestico e indicarne la differenza?

Riflessioni…

Alla fine di questa lunga chiacchierata sono inevitabili le riflessioni, su un tema che potrebbe sembrare tanto banale, ma che invece a mio avviso non può non far sorgere personali opinioni… e dal mio punto di vista, proprio per come vivo il mondo animale, ce ne sarebbero veramente tante.
Mi soffermo però solamente su quest’ultimo punto affrontato: è giusto tenere un animale selvatico, che vive naturalmente di spazi aperti, rinchiuso tra le quattro mura domestiche e – ancor più – tra le pareti di una teca o un acquario, oppure dietro le sbarre di una gabbia? É etico tutto questo?

Io penso solo che ogni essere dovrebbe vivere lì dove Madre Natura ha deciso, e la nostra passione, l’amore per gli animali si trasforma in egoismo quando limitiamo questa libertà; lasciamoli quindi nel loro mondo, a seguire i propri istinti, a correre volare strisciare, andare a caccia, corteggiare la loro futura compagna ed accoppiarsi, scavare tane, costruire nidi, spulciarsi… Gli animali selvatici presentano esigenze fisiologiche e comportamentali che solo in natura possono soddisfare, come solo qui possono pienamente esprimere tutte quelle loro caratteristiche di unicità e bellezza.