Venerdì 15 marzo migliaia di persone, in 2000 città del mondo, sono scese in piazza per urlare il loro messaggio in difesa del nostro Pianeta: i cambiamenti climatici sono ormai una realtà, ed quei fenomeni naturali che prima erano considerati “straordinari” lo dimostrano: sono infatti sempre più frequenti inondazioni, alluvioni, trombe d’aria, uragani in qualsiasi parte del mondo; inoltre sono sempre più manifesti i cosi detti “climi estremi”, che vedono un’intensa siccità da una parte e un freddo rigido dall’altro, magari in zone mai interessate prima da tali condizioni climatiche.

Cambiamenti climatici: cause e conseguenze

Quando ci vediamo protagonisti di questi eventi naturali, quando si manifestano in casa nostra, nel nostro paese, nella nostra città, si pensa che sia solo frutto di una sciagura; si piangono i feriti, i morti, si ragiona su come rimettersi in piedi e ricostruire ciò che è stato distrutto. Si sorvola però su quelle che sono le vere cause, condannando la Natura quando invece è proprio l’uomo l’artefice di tali fenomeni, a causa delle sue azioni irresponsabili protratte per decine di anni nei confronti dell’ambiente e delle sue risorse.
Ma quali sono queste “vere cause”?

Tra le principali abbiamo i combustibili fossili, destinati alla produzione di energia per soddisfare i consumi di elettricità e riscaldamento e per i trasporti (come auto e aerei).

Seppur non se ne parli quasi per nulla e ad essa venga data scarsa importanza – soprattutto per questioni di carattere economico – un’altra tra le più importanti cause dei cambiamenti climatici sono gli allevamenti intensivi, per il pesante impatto che giocano sull’ambiente: l’enorme numero di bovini allevati per produrre carne e latte, allo scopo di rispondere alla domanda dei consumatori, comporta l’emissione di un’altrettanta quantità di gas metano nell’atmosfera; in più vengono distrutti migliaia e migliaia di ettari di foresta per dar spazio sia a pascoli che a terreni coltivati a soia e mais, alimenti necessari per sfamare soprattutto questi animali. Basta pensare che in un solo anno, a cavallo tra il 2017 e il 2018, sono stati “cancellati” ben 7900 chilometri quadrati di Foresta Amazzonica. E questo disboscamento smisurato non coinvolge solo il Brasile, ma tutto il nostro pianeta: si sta andando infatti a distruggere quello che viene definito il Polmone Verde della Terra, assieme alla sua ricchezza in biodiversità. Le foreste quindi saranno via via sempre più incapaci di contrastare la concentrazione di anidride carbonica dispersa nell’atmosfera anche dalle quotidiane attività antropiche, e questo naturalmente avrà conseguenze negative sulla salute umana.
Vogliamo poi includere anche l’impatto di tutti questi animali sulle falde acquifere (con le loro deiezioni), oltre che all’abnorme consumo di acqua che comportano?

Un altro esempio clamoroso di ciò che i cambiamenti climatici stanno causando è quello che vede come protagonista l’orso bianco, a forte rischio estinzione per la graduale – ma rapida – scomparsa del suo ambiente naturale, fatto prevalentemente di ghiacci: questo animale è un formidabile cacciatore e si ciba sostanzialmente di foche; ma lo scioglimento dei ghiacci mette a dura prova questa specie che, per nutrirsi, deve così coprire maggiori distanze per trovare le loro prede; ciò comporta un elevato dispendio energetico e quindi una notevole perdita di peso (è diventata virale la foto postata sui social dalla fotografa Kerstin Langerberger al largo del Mare di Berents, nell’arcipelago norvegese delle Svalbard).
Lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacci sta inoltre causando un innalzamento dei mari e quindi la scomparsa di intere spiagge e coste.

Altra conseguenza dei cambiamenti climatici è l’acidificazione degli oceani, con conseguenze negative sull’ecosistema marino.

Insomma, i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova tutti gli habitat naturali quali foreste, praterie, deserti, zone polari, mari e oceani, ecc ecc, ma anche le migliaia di animali che in questi habitat ci vivono.

Cambiamenti climatici: Global Strike For Future

Venerdì 15 marzo ha visto scendere in piazza soprattutto studenti che hanno voluto rivendicare il loro diritto ad un futuro. Perchè è questo che la generazione dei loro genitori e nonni hanno messo e stanno mettendo in pericolo.
Il loro messaggio è rivolto ai politici di tutti i Paesi, perchè prendano seri provvedimenti in difesa dell’ambiente; le misure che erano state concordate durante l’Accordo di Parigi del 2015 – nel corso della conferenza sul clima – non si sono purtroppo trasformate in azioni concrete.

Già da diverse settimane i giovani hanno cominciato a scendere in piazza in diverse città, sia straniere ma anche italiane, per far sentire la loro voce.
Ormai si è trasformato in un vero e proprio movimento in difesa della Terra, nato dalla tenacia e dal coraggio di una ragazzina svedese di soli 16 anni – Greta Thunberg – che è persino intervenuta alla Conferenza Mondiale sul Clima tenuto lo scorso dicembre a Katowice, in Polonia e che da qualche giorno è stata proposta come premio Nobel per la pace da tre parlamentari norvegesi.

Cambiamenti climatici: conclusioni

La domanda a cui ci preme dare più una risposta è: siamo ancora in tempo per cambiare rotta, per salvare il nostro pianeta? Secondo quanto detto anche dal climatologo Luca Mercalli, dovevamo agire 40 anni fa! Ora possiamo solo ridurre i rischi.

Quando si parla di ambiente tutti, ma proprio tutti, siamo coinvolti, anche coloro che non sono particolarmente interessati alla tematica o che preferiscono sviare lo sguardo: tutti siamo a rischio per ciò che mangiamo ogni giorno, per ciò che respiriamo, siamo possibili vittime di alluvioni, trombe d’aria o altre catastrofi naturali (senza voler essere con questo io stessa catastrofista, ma semplicemente reale e concreta).

É vero, le grandi decisioni le possono prendere solo coloro che ci governano, ma purtroppo ci sono troppi interessi di natura economica che verrebbero compromessi da una politica più green. Inoltre c’è ancora un’enorme disinformazione tra le persone, le quali non sono ancora pienamente consapevoli del problema, che non sanno come e quanto le loro azioni possono avere un notevole impatto sul clima; ma è proprio da qui che bisogna partire, dalle nostre abitudini quotidiane, da ciò che mangiamo, da quanta acqua utilizziamo, da quali mezzi di trasporto usiamo per muoverci…

Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può fare la differenza.

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