Non c’è nulla di più vero dell’espressione ”Un viaggio comincia ancor prima di partire”, non solo in termini di preparazione bagagli, ma soprattutto a livello di emozioni.

Poco più ci una decina di anni fa mi ero ripromessa “Almeno un viaggio all’anno”, anche solo per un mordi e fuggi in qualche città d’arte vicina a Milano o per partire verso qualche destinazione lontana; e così è stata la volta dell’India, Roma, Firenze, Parigi, Venezia. Da quell’ultimo weekend in veste di turista, con macchina fotografica, cartina e guida in mano, erano trascorsi la bellezza di nove anni, non perchè avessi perso il desiderio di girare e scoprire posti nuovi, ma perchè a volte nella vita bisogna obbligatoriamente fermarsi e magari partire più carichi di prima.
Questi due giorni per me hanno rappresentato quella ripartenza, ed è probabilmente per questo che ho vissuto tutto in modo molto amplificato, ogni più piccola sensazione ed emozione, andando oltre a bellezza del luogo.

Una single a Verona: primo giorno

Scesa dal treno Milano-Verona ad accogliermi sono stati subito il sole ed il gran caldo.

Non avevo ancora per nulla presente come avrei organizzato la mia giornata, ero ancora in dubbio sulle tappe da percorrere e su come distribuirle tra mattina e pomeriggio; le uniche certezze erano che sarei dovuta passare dall’ufficio turistico in zona Arena, dal B&B a San Zeno (dove avevo prenotato la mia notte) e dal ristorantino la cui proprietaria mi aspettava per il pranzo. Solo queste mete mi avrebbero richiesto parecchia strada da fare.

Come mi ero però riproposta ho seguito solo il cuore, così mi sono ritrovata a camminare lungo Corso di Porta Nuova per dirigermi verso il centro.

Per chi ha sempre vissuto nella grande e caotica città di Milano è facile arrivare a Verona e sentirsi come immerso in un’altra dimensione, e tale sensazione si amplifica una volta attraversata la porta di ingresso alla città, lì per darti il suo benvenuto.

Mi sono ritrovata così in Piazza Bra, con i suoi edifici colorati, bar e ristoranti sulla destra e giardinetti sulla sinistra, il Municipio, il Palazzo della Guardia, ma soprattutto l’Arena, simbolo della città.
Ed è proprio da lei che ho voluto cominciare questi due giorni alla scoperta di Verona, e non potevo iniziare in un modo migliore.

Arena di Verona, interni

L’anfiteatro fu eretto nel primo secolo d.C. e per più di un secolo è stato teatro di combattimenti tra gladiatori.
Durante il corso della storia ha subito diverse distruzioni sia di carattere bellico (fu infatti anche sede militare) sia a causa di terremoti e alluvioni. Delle due cinte infatti solo quella interna è fortunatamente ancora completamente intatta, di quella esterna rimane invece solamente la parte di mura visibile sul lato nord, l’Ala.
L’interno è a forma ellittica con gradinate, in gran parte ancora completamente visibili, con le loro sfumature bicrome (color rosa e bianco).
Si tratta del terzo anfiteatro romano per grandezza, dopo il Colosseo e l’Anfiteatro di Capua, e può contenere più di 20.000 spettatori; oggi è sede di spettacoli e soprattutto il più grande teatro lirico a cielo aperto al mondo.
Sono stati molto suggestivi anche solo i lunghi minuti rimasta semplicemente seduta su quelle gradinate, assorbita dall’atmosfera del luogo; forse perchè era ancora relativamente presto e i turisti non così numerosi, ma una sensazione di pace e calma erano perfettamente tangibili.

Mi sono poi imbucata in via Mazzini, la via dello shopping; ma a parte i negozi che possono interessare a molti ma non a tutti, se si alza lo sguardo si può godere della vista delle antiche case a tre piani che la delimitano, tutte tinte con i loro color pastello, una diversa dall’altra, ognuna con le proprie persiane alle finestre e qua e là stretti balconcini grondanti di edera.

Via Mazzini conduce a Piazza delle Erbe, una tra le più famose della città, una volta foro romano e fulcro della vita sociale, economica, politica e religiosa di Verona.
Tutt’intorno si possono ammirare il Palazzo della Ragione, le Case Mazzanti, il Palazzo Maffei e la Casa dei Mercanti; al centro invece la Fontana di Madonna Verona e il Capitello, pulpito dal quale i governanti facevano i loro proclami alla cittadinanza.
Ora tutto il dì qui stazionano bancherelle di cibo e oggetti vari.

A quel punto ho deciso fosse giunta l’ora di raggiungere il piccolo B&B Da Virginia, prima di tutto per lasciare zaino e tutto ciò che mi appesantiva. Carino, silenzioso, pulito, in una piccola viettina laterale poco trafficata. La fortuna? Quella notte sarei stata l’unica ospite, e questo voleva dire che avrei avuto tutto l’appartamento a mia completa disposizione, ma soprattutto il bagno da spartire con nessuno.

Un piccolo e veloce cenno merito il ristorantino vegano dove mi sono fermata a pranzare.
Il suo nome non richiede altre presentazioni: Dulcamara – Vegan Bio Bistrot. Carinissimo nella sua semplicità il locale, simpatica e disponibile la proprietaria, molto gustoso il menù.
Lo consiglio vivamente, ai vegani ma anche a chi è semplicemente curioso di provare nuovi sapori o desidera sperimentare in prima persona una cucina cruenty-free..

Rimettendomi in cammino è stata poi la volta di Castelvecchio – con la visita al museo – e la Basilica di San Zeno.
La mia scelta per il pomeriggio è stata quella di rimanere in zona, per ributtarmi ancora verso il centro il giorno successivo.

Castelvecchio si affaccia con tutta la sua mole da una parte su Via Cavour e dall’altra sul fiume Adige, quest’ultimo attraversato dal Ponte Scaligero (uno dei sette di Verona), ricostruito negli anni ’50 dopo la distruzione da parte dei tedeschi e dal quale è possibile scattare fotografie fantastiche alla città (ho sentito soprattutto al tramonto).
Il castello, costruito nella seconda metà del XIV per volontà di Calgrande II della Scala e restaurato l’ultima volta nel 1926, è ora il più importante museo cittadino, con collezioni che attraversano tutta l’arte veronese, dall’Alto Medioevo fino al XVIII secolo.
A chi fa fatica ad apprezzare questo tipo di arte perchè a lui troppo lontana, dove prevalgono ritratti di re e signorotti, immagini di angeli e santi, scene di caccia e di guerra, consiglio vivamente di staccarsi solo per un attimo dalla realtà e di immergersi nell’atmosfera di quelle stanze, di immedesimarsi in coloro che le abitavano, con i loro abiti e gioielli, spade e armamenti: vedrà che la magia arriva.
Durante la visita al museo è anche possibile percorrere esternamente i panoramici camminamenti di ronda.

La Basilica di San Zeno è stata quella che tra tutte le chiese mi ha affascinato di più, con il suo rosone (chiamato anche “Ruota della fortuna”, raffigurante le sei fasi della vita umana e la futilità delle gioie materiali) ed il portale bronzeo, oggi visibile solo dall’interno e costituito da ben 24 formelle per anta, ognuna con un proprio significato di carattere religioso.
L’interno è strutturato su tre livelli: la cripta, la parte centrale e il Presbiterio. Ma è senz’altro la prima che racchiude gran parte del fascino dell’intera struttura, una chiesa nella chiesa, dove sono presenti le spoglie del Santo.
Inoltre, secondo l’opera shackespeariana, è qui che di nascosto vennero sposati Romeo e Giulietta.

Una single a Verona: secondo giorno

Non avevo alcun programma pronto, sapevo solo che mi sarei nuovamente diretta verso il centro, lì dove si trovavano la maggior parte delle bellezze di Verona che ancora avrei voluto visitare; erano ancora tante e tutte meritevoli di essere viste, mi sarebbe spiaciuto doverne escludere qualcuna.
Quindi alle 8.30 sono uscita più che ottimista, consapevole però che avrei dovuto camminare parecchio quel giorno.

Tornando in Piazza delle Erbe ho proseguito per Piazza dei Signori passando sotto l’Arco della Costa, da dove pende appunto una costa di balena, una volta insegna di una bottega.
La piazza vede al centro la statua di Dante Alighieri, che soggiornò a Verona durante il suo esilio. Ma l’occhio viene senz’altro catturato anche dalla Loggia del Consiglio, con i suoi archi e bifore dorate, e dal Palazzo del Governo (detto anche del Podestà) dove sembra siano stati ospitati sia il Sommo Poeta che l’artista Giotto.

 

Ma c’era una meta che continuava a richiamarmi più di tutte, soprattutto la mia parte più romantica che desiderava provare a rivivere quell’amore tanto profondo – ma allo stesso tempo impossibile – di cui si parla in tutto il mondo da un secolo e mezzo.
La magia dell’amore si comincia ad avvertire già varcando il cancello del numero civico 23 di via Cappello: un murales di bigliettini, nomi e frasi di innamorati che su quelle pareti hanno voluto immortalare i loro sentimenti.

Giunti nel cortiletto viene subito spontaneo alzare la testa verso quel piccolo balcone di pietra dove Giulietta e il suo Romeo si sono dichiarati il loro reciproco amore.
La casa, risalente al XIII secolo, così come la si vede oggi è frutto di un restauro realizzato nel 1936 quando Verona si rese conto di avere tra le mani un tesoro (c’era un enorme interesse hollywoodiano nei confronti della location).
L’interno della casa di Giulietta si articola su quattro piani, essenziali negli arredi, ma piuttosto suggestivi.

Ma ora una chicca: avete mai visto il film Letters to Juliet? Io forse anche più di una volta, considerandolo carinissimo ma non più che una commediola americana, frutto della fantasia di uno sceneggiatore e di un regista; ebbene. ho invece scoperto che ciò che pensavo fosse solo una storia è invece pura realtà: esiste veramente una cassetta delle lettere dove gli innamorati possono lasciare la loro lettera per Giulietta, esiste veramente il Club di Giulietta composto da un gruppo di volontarie che raccolgono, leggono e rispondono a tutte queste missive.

Alla fine della vostra visita alla casa, prima di andarvene definitivamente, non dimenticate di toccare il seno destro alla statua di Giulietta presente nel cortiletto! Dicono che porti fortuna…in amore ovviamente.

Si parla sempre poco invece della casa di Romeo, da lì non molto distante, ora casa privata e quindi non visitabile (io ho avuto la fortuna di scorgere parte del cortiletto perchè, proprio nel momento in cui mi trovavo lì davanti a scattare qualche fotografia, si è aperto il cancello automatico). Sul muro esterno di mattoni, proprio come alla casa di Giulietta, si possono leggere nomi e frasi lasciati da innamorati di tutto il mondo.

Proprio lì accanto si trovano le Arche Scaligere, un complesso funerario dedicato ad alcuni rappresentanti della famiglia degli Scaligeri, mausolei che sono dei veri e propri monumenti.

Da Piazza delle Erbe si arriva anche al Palazzo della Ragione (detto anche Palazzo del Mercato Vecchio perchè qui, un tempo, si vendeva la biada), una delle più riuscite opere di romanico a uso civile presenti a Verona.
La scala, in stile veneziano, conduce all’ingresso della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti e della Cappella dei Notai.
Proprio lì si trova anche quello per la Torre dei Lamberti, costruita nel 1200 ma che subì successive modifiche, ultima fra tutte nel XVIII secolo; vi consiglio di salirvi perchè vi regalerà una vista formidabile sulla città, su tutti i quattro lati.

Bisogna spostarsi un po’ per raggiungere la Piazza di Sant’Anastasia e la chiesa omonima.
Insieme a San Zeno è una delle due più importanti e preziose chiese di Verona. É un esempio di gotico italiano, a tre navate e cinque absidi; all’entrata le acquasantiere sono rette da gobbi di pietra che simboleggiano il peso sostenuto dal popolo veronese per la costruzione della chiesa.
Naturalmente per ammirarne il suo splendore è esclusivamente necessario visitarla.
Esternamente, alla sinistra della chiesa, non sfugge all’attenzione l’Arca di Guglielmo di Castelbarco, tomba del condottiero duecentesco, ispirazione per le successive Arche Scaligere.

Non è mai stato facile per me immaginarmi un Duomo che non sia quello di Milano, e non me ne vogliano male i veronesi, ma è stato così anche questa volta.
Ma senz’altro merita di essere visitato, con la sua mescolanza di Gotico, Rinascimento e Barocco.
Ed è proprio sedendomi su una panca di quelle presenti in questa cattedrale, avvolta dalla sua maestosità, che ho iniziato a pensare a quanto racchiude sempre una chiesa: storia, arte, sacralità. E poco importa se si è atei o credenti, quando entri in una di esse, è quasi impossibile non sentirsi inglobata in tutto questo.

Per raggiungere le successive due mete è stato necessario attraversare l’Adige percorrendo il Ponte Pietra, da ritenersi un vero e proprio monumento della città: costruito nel 148 a.C. rappresenta l’unico esempio di ponte di epoca romana visibile tutt’ora, nonostante le numerose distruzioni e successivi restauri

Con la funicolare ho poi raggiunto Castel San Pietro, di origine medievale ma completamente ricostruito nell’Ottocento; seppur non visitabile, non rimarrà comunque deluso neanche chi opterà per raggiungere la sommità del colle a piedi, perchè la vista dalla terrazza panoramica ripaga di ogni fatica.

Ai piedi del colle si trova invece il Teatro Romano, risalente all’epoca di Augusto, ma che subì vari rimaneggiamenti e che rimase in parte nascosto sotto altre costruzioni; solo nei primi anni del ‘900 fu portata nuovamente alla luce l’intera struttura.
Oltre a vedere parte delle rovine, è possibile visitare il Museo Archeologico.
Ogni anno, nel periodo estivo, il Teatro accoglie un importante festival Shakesperiano.

Ed è stata questa la mia ultima tappa. Purtroppo non sono riuscita a includere tutto ciò che avrei voluto nel mio itinerario (come la Chiesa di San Fermo, i Giardini Giusti, la Tomba di Giulietta…), ma magari potrebbe essere questa la scusa per ritornare un giorno ancora a Verona… e chissà, forse non più da single, ma in compagnia del mio Romeo 🙂
Comunque due giorni sono più che sufficienti per girarla e visitare la maggior parte delle mostre e monumenti della città, tre però sarebbe il numero perfetto (come si suol dire).

Cosa mi ha lasciato questo viaggio, nonostante la sua brevità? Tanto.
Sicuramente diversi punti di riflessione, soprattutto su me stessa, perchè credo che lontano da casa e dalle abitudini quotidiane si ha più modo di concentrarsi su di sé e di ascoltarsi, capacità che purtroppo abbiamo in gran parte perso (il rispettare i propri tempi, il seguire i propri passi, il dar voce alle proprie emozioni).

Ho inoltre vissuto in prima persona, ed in modo fortemente tangibile, la difficoltà di osservare: in una società dove si è costantemente bombardati da immagini, ci soffermiamo sempre all’insieme facendo sfuggire invece il particolare, lì dove invece molto spesso si nasconde l’essenza delle cose e la vera bellezza.

“Io desidero quello che possiedo:
 il mio cuore, come il mare, non ha limiti
 e il mio amore è profondo quanto il mare,
 più te ne concedo più ne possiedo,
 perché l’uno e l’altro sono infiniti”.

(da Romeo e Giulietta di William Shakespeare)


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