Per il mio soggiorno a Verona, viaggio che ho raccontato in “Una single a Verona: cosa fare in due giorni”, ho voluto cercare – ancor prima della partenza – un posticino dove fermarmi a mangiare e che fosse tassativamente vegano; navigando su internet e chiedendo consiglio nel gruppo Facebook “Viaggiatori vegan”, il nome Dulcamara è sbucato fuori più di una volta, e le recensioni erano più che buone.

Come è andata la mia esperienza?

Credo che prima di parlare di locale e pietanze, sia fondamentale presentare la padrona di casa, Monica, ma soprattutto il suo pensiero rispetto ad una scelta di vita che vede completamente esclusa qualsiasi forma di crudeltà nei confronti degli animali.

Ecco cosa mi ha raccontato:

“Fin da piccola mi trovavo in gran sintonia con gli animali, e qualcosa mi era già scattato in testa quando da piccola, con la scuola, ci hanno portato in una fattoria didattica e per pranzo dato un panino al prosciutto…io avevo appena accarezzato un maiale…ho pianto tantissimo!!

Ho sempre mangiato pochissima carne, idem il pesce. Ha aiutato il fatto che sono cresciuta ed ho vissuto con al mio fianco tanti animali: gatti, galline, conigli, anatre…

Quando sono diventata più grande sono diventata vegetariana. All’epoca ero già fidanzata con quello che poi è diventato mio marito, Matteo. Dopo circa un anno mi è capitato di vedere dei filmati sconvolgenti su degli allevamenti intensivi dove venivano prodotti latte e uova: ho deciso immediatamente di diventare vegana. Il giorno dopo ho voluto spiegare tutto a Matteo, che non ha minimamente esitato a fare la medesima scelta. Ora siamo entrambi vegani da 9-10 anni.

Tre anni fa volevamo aprire una nostra attività, ma non riuscivamo a trovare il luogo giusto. Si è poi presentata l’occasione qui al Dulcamara, aperto già da un anno e gestito da quattro soci; due di loro volevano però lasciare il locale, e così siamo subentrati io e Matteo. Col tempo abbiamo rilevato tutto noi due, vedendo così finalmente realizzato il nostro sogno.

Il nostro obiettivo principale era ed è quello di far conoscere questa filosofia di vita, di far capire alle persone che ci si può nutrire in modo sano e consapevole senza crudeltà. Il cibo, si sa, è il modo più facile e veloce per avvicinare le persone…

Possiamo dire di essere molto soddisfatti!!”

Con poche righe, ma soprattutto raccontando la sua storia, Monica è riuscita a descrivere il pensiero di un vegano, che lei è riuscita a rendere realtà, non solo nel proprio piccolo, ma proponendola alle persone.

Non ci sono quindi molte altre parole per raccontarvi del posto e dei piatti, perchè la vera essenza di entrambi l’hanno già spiegata quelle di Monica.

Cosa posso aggiungere io?

Mi sono sentita subito a casa, dal momento in cui ho varcato la soglia del locare: sarà stato lo stile vintage degli arredi, la prevalenza del legno che riesce a trasmettere sempre un certo senso di calore, il colore presente ovunque, ma credo soprattutto il sorriso e la sincera stretta di mano con cui Monica mi ha accolto.

Subito qualche scambio di battute su ciò che di Verona avevo visto quella mattina, per poi accompagnarmi al posto che mi aveva riservato; “Qui ci sono solo tavoli condivisi”, detto forse con un certo timore che questo mi potesse creare un qualche imbarazzo, ed invece il sapere che esisteva anche il principio della condivisione degli spazi mi è molto piaciuto.

Ho iniziato a guardarmi attorno, incuriosita, ed ancora oggi mi domando se è stata pura casualità quella di essermi ritrovata a mangiare proprio lì. Perchè secondo me dovevano essere solo così i tavoli, tutti in legno e tutti diversi per colore, idem le sedie tutte spaiate; dovevano essere così i segnaposto con base sempre tassativamente in legno e mini cassettine porta olio sale e aceto; dovevano essere così quel mobiletto stile retrò a due ante e cassetti di colore verde pastello e gli scaffali pieni di libri e riviste di cucina prettamente vegana a disposizione di tutti; dovevano essere lì anche quelle bottiglie in vetro con tappo ermetico che – posso scommettere – erano pensate per una scelta ecosostenibile, o anche quei vasetti di piante grasse sparsi un po’ ovunque per spargere qua e là un tocco di verde e di vita nell’ambiente.

Un segno tangibile della filosofia del locale era però riassunto con quelle poche frasi stampate sulle tovagliette di carta, una per ognuno di noi commensali.

Passando ora al menù, Monica mi ha spiegato che ne viene proposto uno diverso ogni giorno, perchè quello che si vuole garantire ai clienti è la freschezza delle materie prime utilizzate, che sono rigorosamente di stagione. Il creativo in cucina, lo chef, è Matteo.

Io ho optato per un “piatto unico equilibrato” (dal punto di vista dei macronutrienti: carboidrato+proteina+verdura): un tris composto da insalata fredda di farro alle melanzane, pomodori secchi, rucola e nocciole, da un’insalata fredda di ceci e patate al pesto di canapa (senza glutine) e da un cruditè di verdure ai semi di canapa.

É un’abitudine che ho sempre avuto, anche per i piatti più semplici o persino se mangio un banale frutto, quello di riservare il boccone che mi sembra il più gustoso per la fine, in modo che sia quello l’ultimo sapore che mi rimane in bocca; devo ammettere che questa volta mi è stato molto difficile prendere una decisione 🙂

Era già stato quello un piatto decisamente sostanzioso e appagante, ma ho voluto concludere ugualmente il pranzo con uno dei dolcetti preparati da Monica: era composto da tre strati, la base rappresentata da un biscotto di pasta frolla, sormontato da uno strato a base di tè macha e latte di soia, e a ricoprire il tutto una cremina di latte di mandorle con una spolverata superficiale ancora di tè macha. Seppur titubante all’inizio per quei sapori a me non del tutto conosciuti, alla fine sono stata invece contenta di aver osato.

Vedevo comunque la soddisfazione anche sul visto di chi stava pranzando di fianco o davanti a me, ma che aveva ad esempio optato per i muffin salati o per i burger di ceci in mega panini multistrati e grondanti di salsa…veramente “attirevoli” (se mi lasciate passare il termine).

Insomma, se doveste trovarvi a Verona per un viaggio di lavoro, ma spero ancor più per piacere, se siete già vegani o anche onnivori con la voglia di sperimentare ma soprattutto avere la conferma di quanto anche una cucina cruenty- free possa ugualmente essere gustosa, non esitate a fare tappa al Dulcamara: ne uscirete sicuramente soddisfatti!

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