L’ansia da separazione è uno dei più frequenti disturbi comportamentali che colpiscono la popolazione canina, ma nonostante questo le si rivolge ancora troppa poca attenzione: le manifestazioni del disagio dell’animale sono più che evidenti, ma vengono mal interpretate dai proprietari; questo comporta nel tempo un aggravamento dell’entità del problema e quindi del malessere del cane.
Proprio come esprime il termine stesso, si tratta di uno stato di ansia che viene vissuto dal cane quando rimane solo in uno spazio chiuso.
Ansia da separazione: i sintomi
Le manifestazioni cliniche sono più o meno evidenti a seconda della gravità del problema; non sempre sono di carattere fisiologico, ma per lo più psico-comportamentale.
Molti cani, quando vedono i loro padroni uscire e la porta di casa chiudersi alle loro spalle, cominciano ad agitarsi, a diventare irrequieti, ad abbaiare senza interruzione, a guaire, a distruggere oggetti, a urinare e defecare in giro, ad autolesionarsi con un intenso leccamento o mordicchiamento soprattutto a carico delle zampe. La presenza di tutti o parte di questi sintomi determina la gravità del disturbo.
Ansia da separazione: come affrontare il problema
Non è sicuramente facile rincasare e trovare l’appartamento a soqquadro o sentire quotidianamente le lamentele del vicinato; ciò che è però fondamentale capire è che non si tratta di un dispetto o, ancor peggio, di una vendetta di Fido per essere stato lasciato solo, ma della manifestazione di un malessere. Quindi sgridarlo, punirlo, servirebbe solo ad aggravare la situazione, a peggiore lo stato d’animo del cane e ad intensificare la sua ansia.
Il primo passo da compiere quindi è quello di capire che si tratta di un vero e proprio disturbo, piuttosto invalidante; se non si riesce a vedere il problema e non si cerca di capirne le ragioni, difficilmente si può cercare di risolverlo: se le manifestazioni sono piuttosto contenute, molti proprietari sottovalutano la situazione, dando la colpa per lo più ai vicini di casa definendoli intolleranti o poco amanti degli animali; se invece ritornando a casa trovano porte graffiate, sedie rovesciate, divani distrutti, cuscini mangiati e deiezioni sul pavimento, allora molti proprietari diventano loro stessi intolleranti, l’animale viene visto lui stesso come “il problema”. Questo disturbo comportamentale può così incidere negativamente sul rapporto cane-padrone, e non è difficile che diventi anche causa di abbandono.
Quindi, se anche il vostro amico a quattro zampe presenta reazioni di questo genere, consideratelo un campanello d’allarme, ma al tempo stesso pensate che c’è comunque il modo per porre rimedio al problema, anche se potrebbe richiedere tempo, tanta pazienza, ma soprattutto impegno da parte vostra.
La soluzione migliore sarebbe quella di affidarsi ad un veterinario comportamentalista che, dall’anamnesi, da una visita del cane durante la quale viene esaminato il suo stato d’animo e comportamento, dall’esame di una eventuale registrazione fatta con una telecamera posta in casa (per avere un’idea più precisa su ciò che succede quando il vostro amico peloso rimane solo), fa una diagnosi e determina l’intensità del problema; potrebbe decidere di prescrivere anche degli psicofarmaci, ma solo per ridurre l’ansia del cane e renderlo più predisposto all’ascolto e alla collaborazione positiva.
Ansia da separazione: ciò che potete fare voi
Inoltre vi darà tutta una serie di indicazioni su come modificare voi stessi quegli atteggiamenti che involontariamente incentivano il disturbo invece che smorzarlo:
- ritardate il momento in cui uscite di casa: seppur non ve ne accorgiate, il vostro cane vi studia, conosce le vostre abitudini, può persino prevedere come vi comporterete da lì a qualche minuto. Dopo esservi infilati le scarpe e la giacca quindi, aspettate ad aprire la porta di casa ed uscire, temporeggiate.
- quando rincasate è invece importante ignorare Fido (seppur possa essere difficile da parte vostra), soprattutto se vi viene incontro festoso, vi salta addosso, cerca cioè in tutti i modi di attirare la vostra attenzione; dovete aspettare che si calmi, che plachi il proprio entusiasmo, per poi premiarlo con delle carezze o anche con il suo biscottino preferito. Nel caso avesse causato danni o urinato/defecato in giro per casa, seppur possa anche in questo caso essere difficile da parte vostra rimanere indifferenti, non sgridatelo né tanto meno punitelo: la sua ansia si trasformerebbe in paura nei vostri confronti, e questo non comporterebbe alcun beneficio alla terapia.
La medicina naturale
Un aiuto potreste averlo dalla medicina naturale, soprattutto se volete evitare la somministrazione di psicofarmaci: ci sono i fiori di Bach, oppure il DAP (a base di feromoni) o addirittura l’agopuntura (che mi ha dato modo di valutare la sua efficacia anche in caso di disturbi di natura psicologica; vi invito a leggere Agopuntura sugli animali: come funziona e perché utilizzarla).
La prevenzione comunque è fondamentale: il cane deve essere educato, poco alla volta abituato a rimanere a casa solo (potrebbe sempre presentarsi la necessità di star solo senza sentirsi però abbandonato).
Complimenti per l’articolo, se non potete permettervi un comportamentalista/addestratore vi consiglio l’ebook-guida “Curare l’Ansia da Separazione del cane”, lo trovate alla pagina Facebook Solutions4Dogs.
È compresa l’assistenza chat.
https://www.facebook.com/Solutions4Dogs
Ciao Domenico,
ti ringrazio tanto per il tuo commento :)
L’ansia da separazione è uno di quei disturbi comportamentali del cane molto sottovalutati: molto spesso non viene visto come tale, ma come manifestazione di un “animale dispettoso” che fa i capricci se lasciato solo in casa. Molti proprietari non riescono a percepire quanto può nascondersi dietro, al malessere che può invece vivere il loro amico a quattro zampe.
Ho letto la tua storia: complimenti! Sia per la tua “costanza”, quella che ha sicuramente fatto la differenza nella risoluzione del problema, sia per la tua scelta di vita diventando addestratore cinofilo.