In occasione della mostra di Mirò tenutasi al Mudec – Museo delle culture di Milano, ho potuto approfondire la conoscenza di questo artista spagnolo, tra i più grandi della storia dell’arte moderna e rappresentante del Surrealismo.

Se dovessi trovare un modo veloce di descrivere Mirò e le sua opere direi: l’artista miscela pittura, scultura e sogni. Prende le forme e i colori della vita reale, li semplifica e mette alla luce figure fantastiche galleggianti.

Mirò è forma, forza e materia libera: l’emblema del movimento artistico surrealista!

 

Che cos’è il Surrealismo?

Il Surrealismo è un movimento culturale nato nei primi del Novecento che ha coinvolto tutte le arti visive, la letteratura e il cinema.

Il principale teorico di questa corrente artistica fu il poeta Andrè Breton che influenzato dall’interpretazione dei sogni di Freud, capì quanto importante fosse l’inconscio per l’uomo e quanto poco fosse stato considerato nell’arte fino a quel giorno.

Nelle opere surrealiste emerge l’inconscio, la parte dell’uomo che appare soprattutto durante i sogni e che permette di esprimersi tramite parole libere e immagini senza freni inibitori.

Gli artisti si abbandonano all’istinto, sperimentano nuove tecniche e inseriscono una nuova componente nelle loro opere: la casualità.

Tra le tecniche artistiche più innovative troviamo il frottage (sfregamento), il grattage (raschiamento) e il dripping (sgocciolamento di colore, tipico dell’Action Painting).

Per maggiori approfondimenti sugli stili frottage e grattage consiglio l’articolo di Stile Arte.

 

Ma chi è Joan Mirò?

Joan Mirò nasce a Barcellona nel 1893. Dopo aver abbandonato la carriera di contabile, comincia a frequentate l’accademia e gli ambienti artistici della sua città ma è solo a Parigi, nel 1920, che si delinea il suo stile originale, influenzato inizialmente dai Dadaisti e poi dai poeti e scrittori Surrealisti.

Nel corso degli anni sperimenta con la materia e si cimenta con litografie, acqueforti, sculture e pitture su carta catramata e vetro.

Joan Mirò - Donna nella notte, 1973 - Acrilico su tela

Joan Mirò – Donna nella notte, 1973

Sviluppa uno stile surrealista sempre più marcato ed esprime il suo disprezzo per la pittura convenzionale, quella accademica da cavalletto, giungendo a nuovi mezzi di espressione caratterizzati da segni e simboli.

La sua è un’arte gestuale, fisica, quasi rabbiosa dove la materia è la regina incontrastata del suo creare, è da lei che tutto ha inizio.

Dal 1956 si stabilì definitivamente a Palma di Maiorca in una casa progettata e costruita dal cognato, al cui interno costruì laboratori di ceramica, incisione e pittura. Nella stessa casa/atelier lavorò con forza ed energia fino all’età di 90 anni e nel 1981, due anni prima di morire, ci allestì la Fundació Pilar i Joan Miró.

La Fondazione oggi è un grande museo, tra i più originali e suggestivi del mondo perché è immerso nella vegetazione mediterranea. Tra le sculture di Mirò che si fondono sapientemente con l’ambiente, i visitatori possono contemplare il suo spazio creativo e guardare i suoi quadri, oggetti e strumenti che usava.

Tantissime opere di Mirò sono sparse nel mondo ma la più grande raccolta la si può osservare a Barcellona. La Fundació Joan Miró, fondata dall’artista nel 1972, che possiede le opere più rappresentative e contiene più di 10.000 pezzi tra dipinti, sculture e tappezzerie, oltre a diversi disegni e schizzi.

 

L'Atelier di Joan Mirò a Palma de Mallorca

L’Atelier di Joan Mirò a Palma de Mallorca – photo by Thierry Chervel

 

«Considero il mio atelier come un orto. Laggiù ci sono dei carciofi. Qui delle patate. Bisogna tagliare le foglie affinché crescano i frutti. Venuta l’ora, bisogna potare.

Io lavoro come un giardiniere o come un vignaiolo. Le cose maturano lentamente.

Il mio vocabolario di forme, ad esempio, non l’ho scoperto in un sol colpo. Si è formato quasi mio malgrado.

Le cose seguono il loro corso naturale. Crescono, maturano. Bisogna fare innesti. Bisogna irrigare, come si fa per l’insalata. Così maturano nel mio spirito.

Lavoro sempre a più cose contemporaneamente. E anche in ambiti diversi: pittura, incisione, litografia, scultura, ceramica.

La materia, lo strumento mi dettano la tecnica, il modo per dare vita a una cosa.” » Joan Mirò

 

Non sapevo che Mirò…

  • Intraprese gli studi di economia e lavorò come contabile ma a diciotto anni ebbe un esaurimento nervoso che lo convinse a cambiare vita per dedicarsi all’arte a tempo pieno.
  • A differenza degli altri artisti a lui contemporanei non condusse una vita esagerata: niente gossip, niente trasgressione, solo arte e un forte attaccamento alla sua terra natia.
  • Negli anni Settanta e Ottanta Mirò si dedicò alla Mail art (arte postale), un movimento artistico che usa il servizio postale come mezzo di distribuzione. Le opere più spedite erano cartoline e collage composti da oggetti di uso comune e immagini riciclate.

 

La mostra Joan Mirò – La forza della materia

La mostra di Joan Mirò a cui ho partecipato a Milano era divisa in più sezioni che ripercorrevano il contesto storico dell’epoca dell’artista catalano e le tecniche che ha utilizzato durante la sua lunga carriera.

Ho scoperto così l’importanza che l’artista ha sempre conferito alla materia, non solo come strumento per sperimentare nuove tecniche artistiche, ma anche come entità fine a se stessa.

Mirò sottopone le sue opere ad un processo di semplificazione della realtà che rimanda all’arte primitiva, punto di riferimento utile a raggiungere una nuova percezione della cultura materiale.

Protagonisti indiscussi di tutto il percorso, e della maggior parte della creazione di Mirò, sono i suoi dipinti con le sgocciolature d’inchiostro nero sui gialli, blu e rossi.

Il suo vocabolario di forme comprende spesso gli stessi personaggi: le donne, gli uccelli e le costellazioni che dominano la composizione e danno il titolo all’opera.

Interessanti le sue sculture create con oggetti ritrovati e ritrasformati dal quale si percepisce l’influenza che hanno avuto su di lui Picasso e Duchamp. Martelli, rubinetti, cappelli di paglia, arti di bambole e zucche dominano la scena e si fondono omogeneamente tra loro e con l’ambiente che li ospita.

 

“Mi sento attratto da una forza magnetica verso un oggetto, senza la minima premeditazione, poi un altro mi attrae che si unisce al primo e il loro contatto provoca uno shock poetico.” Joan Mirò

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Cosa mi affascina di Mirò?

La necessità che aveva di trasportare sulla tela i suoi pensieri, le sue emozioni ed i suoi sogni e il fatto che partisse dalla realtà per ridurla ai soli tratti essenziali.

 

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Joan Mirò – Personaggio, uccelli, 1973 – Olio su tela