Mentre sono alle prese con i Booking e gli Airbnb della situazione, la missione è quella di organizzare un viaggio settembrino, mi ritrovo di fronte al pc con mille schede aperte, altrettante foto da scorrere, un blocco cartaceo pieno di scarabocchi e il caro TripAdvisor alla mano per ascoltare la voce del popolo. Si insomma… un bel caos mentale, aumentato dal caldo milanese che finalmente a fine luglio è arrivato, qualche misera zanzara agguerrita, i social network con i commenti dei travel blogger, l’odore di fritto dei vicini e una proprietaria un po’ stronza di un bel residence a Donnalucata, che dopo 3 messaggi con un’unica richiesta, quella di conoscere il nome della via dell’appartamento che mi piacerebbe affittare, ancora non risponde, o meglio risponde parlandomi di altro.

Lunghe liste di consigli dai viaggiatori più esperti, la buona e vecchia Lonely, b&b super-scontati sembrano non bastarmi questa volta. La voglia di partire si allontana un po’ (ma solo un po’!), mi ritrovo stanca e snervata mentre mi sorge spontanea una domanda: ma i miei genitori, come le organizzavano le vacanze? Quando non c’era l’internet, i social network erano sogni diabolici che nessuno osava fare, quando i nomi degli hotel più in ed economici erano nelle liste segrete delle agenzie di viaggio, come ci si muoveva? Aleggiava in loro la mia stessa ansia di creare il viaggio perfetto? La scelta ridotta stimolava la fantasia e creava meno attese del previsto, di oggi?

Io ricordo brevi e fugaci passaparola di amici, la frase “l’anno prossimo proviamo anche noi l’albergo di Gigi ad Alghero“, qualche trasmissione televisiva con annessa pubblicità di hotel sulle coste italiane super-affollate, ma soprattutto pile di Porta Portese (per chi non lo sapesse, Porta Portese è un periodico romano che pubblicava piccoli annunci di lavoro, vendita e affitto appartamenti) per trovare la casa delle vacanze per la Sardegna, annunci senza l’ombra di una foto, poche righe scritte anche in un italiano insicuro e il numero del proprietario che se ti andava bene era stato correttamente trascritto dal redattore e quindi rispondeva al telefono. La malinconia avanza… un po’!

Strano sentirlo da me che ho un blog, che lavoro nel travel e che – alla fine – il mio tempo-generazione-evoluzione li adoro, ma… Se dovessi organizzare una vacanza senza internet oggi, senza quindi tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione ora, come potrei fare?

Le agenzie di viaggio

Alcune esistono ancora. Ne ho una vicino casa a Milano, proprio di fronte al parco. Molte sono quelle che spuntano all’interno dei centri commerciali – nel caso che tra una strisciata di carta da H&M e una da Pandora vi venisse voglia di prendere un pacchetto last-minute. Ne ho una anche sotto casa a Roma, quella storica, quella che quando ancora la mia testolina non arrivava al banco informazioni, mia nonna ci comprava biglietti del pullman, dove mi sono fatta regalare il mio viaggio-premio a Londra.
Forse le agenzie di viaggio sarebbero le prime a cui mi affiderei, se non altro perché sono delle esperte storiche (che fa rima anche con antiche, vintage, vecchie?) del settore. Forse mi proporrebbero cose a cui ormai non sono più abituata, come hotel sul mare per un’intera settimana con tanto di pensione completa – ma chi gliela fa? – oppure quei viaggi in posti bellissimi dove arrivi in villaggio e poi hai talmente tante attività a cui partecipare che non riesci nemmeno a uscire dalla struttura e il posto bellissimo te lo sogni. Mi piacerebbe?

Il passaparola, quello vero

A questo punto alzerei il telefono – ops, non il telefono ma lo smartphone e non lo alzerei nemmeno, comporrei direttamente il numero, se ce l’ho 🙂 – e chiamerei qualche amico viaggiatore. Da lì comincerebbe una sorta di botta e risposta fino alla soluzione vincente. Una conversazione che suonerebbe più o meno così:

Io: “Ehi ciao! Sto per partire per la Sicilia, avresti qualche albergo da consigliarmi, un buon ristorantino di pesce e qualche suggerimento su cosa fare e vedere in due settimane?”

Amico/a: “Noooo… Non sono mai stato/a in Sicilia, ma conosco X che c’è stato e di sicuro più aiutarti!”

X: “Allora devi inziare da… e…, poi non perdere… Io ho alloggiato da… Ho mangiato benissimo da… Ma, ora che mi viene in mente: io sono stato in Sicilia nel 1999! Forse è meglio che senti Y che c’è stato l’anno scorso”

Il tutto nella speranza che Y si ricordi del suo viaggio in Sicilia dell’anno scorso, perché non potrà affidarsi alle foto trash dei piatti scattate al ristorante di Trapani, a quelle da macho/fighetta nella piscina dell’albergo in cui alloggiava, ecc.

Annunci sui giornali e nei bar

Proprio poco tempo fa mi è capitato di entrare in un paio di bar che avevano degli annunci minuscoli scritti con Word di alcune case in affitto, per lo più concentrate sulle coste meravigliose del sud Italia. Ci tornerei nella speranza di ritrovarli, mi segnerei il numero e proverei a contattare i proprietari. E poi? Mi basterebbero le foto dell’album di famiglia degli appartamenti durante i lavori di ristrutturazione e parole rassicuranti come “la casa esiste, è pulita, comoda e ha anche un bel panorama“, oppure no?

Si può fare un discorso simile per gli annunci di monolocali-ville-hotel presenti su Metro e i giornali cartacei in generale.

Alla fine, partirei all’avventura

Mi rendo definitivamente conto che alla fine lascerei ogni decisione al destino. Quindi prenderei l’aereo prenotato in agenzia, i 5 consigli dell’amico dell’amico dell’amico sulla Sicilia e partirei all’avventura. Fermandomi dove capita, in quei b&b che non sanno nemmeno accendere il pc, dove la nonna ti prepara mega-cene deliziose.

Ma pensandoci bene, potrebbe essere la soluzione giusta anche ora, che ho il pc davanti con i miei Booking e Airbnb della situazione, le mille schede aperte, le foto da scorrere… 🙂

E a voi vengono in mente altre possibili soluzioni per organizzare un viaggio senza internet oggi?