Se parlando di Pinacoteca di Brera a Milano pensate automaticamente a quadri noiosi, lontani dai vostri gusti e legati a tematiche religiose, a quei dipinti visti e rivisti sui libri di scuola insomma, posso dire ad alta voce che vi sbagliate. In realtà la Pinacoteca di Brera è molto di più e si può rendere la visita davvero divertente. Come? Utilizzando questi accorgimenti.

Perdersi nello scorcio prospettico del Cristo morto di Mantegna

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Perderete veramente il senso del tempo e dello spazio di fronte al Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti di Andrea Mantegna. Sapete quanto stupore ha generato questo Cristo morto così disteso al momento della sua creazione? È lo stesso stupore che avrete voi al momento della visita alla Pinacoteca di Brera a Milano.

Basti notare come quasi tutto lo spazio del dipinto sia occupato dalla figura del Cristo, di come il suo corpo sia perfettamente avvolto dal sudario e come il vasetto degli unguenti sia preziosamente realistico. Mantegna nel suo quadro cerca di dare priorità solo ed esclusivamente alla figura del Cristo, tanto che sono lasciati fuori tutti gli altri personaggi, che si vedono solo lievemente.

Giocare a fare gli instagrammer nella sala VIII

La numero VIII della Pinacoteca di Brera a Milano diventerà la vostra sala preferita. Affollata di dipinti giganteschi e caratterizzata da una forte luce fredda, questa sala potrebbe trasformarsi tranquillamente in un set fotografico perfetto per foto trendy da condividere su Instagram – ha anche delle colonne che dividono lo spazio, utilizzabili sotto diverse angolature.
Prendete lo smartphone allora e iniziate a scattare, senza dimenticare che la sala VIII ospita uno dei dipinti più belli da vedere nella Pinacoteca, la Predica di San Marco in una piazza di Alessandria d’Egitto di Gentile e Giovanni Bellini.

Il quadro è davvero imponente – 26 metri quadrati di superfice! – e domina l’intera sala. Bisogna però chiarire che non ci troviamo di fronte a una tela qualsiasi ma a un telaro, una realizzazione su tela che a Venezia sostituiva gli affreschi veri e propri.
A iniziare il dipinto fu Gentile nel 1504, seguito da Giovanni dopo la sua morte. Sul telaro San Marco è circondato da un gruppo misto di personaggi, tra cui si intravedono ottomani, donne turche e gentiluomini veneziani, si trova in una piazza immaginaria di Alessandria d’Egitto e sta predicando. Il quadro è ricco di particolari esotici e orientaleggianti. Provate ad avvicinarvi e guardate bene le torri, i personaggi con il turbante, gli animali – ci sono un cammello e una giraffa – e gli edifici che fanno da cornice al gruppo di uomini veneziani.

Confrontare la Cena di Emmaus di Caravaggio esposta con quella di Londra

Arrivando nella sala XXIX vi ritroverete di fronte a uno dei miei artisti preferiti, Caravaggio. Esposta qui la Cena di Emmaus dipinta nel 1606. Pensate che appena 5 anni prima Caravaggio ne dipinse una molto simile che oggi è esposta alla National Gallery di Londra. Prendete il vostro smartphone/iPhone e cercatela per metterle a confronto.

Noterete che se nella prima versione Gesù risorto e dall’ottima cera, ne la Cena di Emmaus della Pinacoteca il registro cambia totalmente: i colori si fanno più cupi e Gesù appare quasi spaventato. Anche il tavolo appare diverso: in quello che avete di fronte risulta più scarno e addirittura sembra come se gli oggetti fossero in bilico.
Il cambio di registro riflette il periodo della vita di Caravaggio che negli anni del secondo dipinto era ricercato per omicidio. Di sicuro il dipinto di Milano risulta molto più intimo ed essenziale, e questo gli permette di guadagnarsi una dose di sacralità non indifferente.

Immaginarsi nella Rissa in galleria di Balla

Quella che vedrete in Rissa in Galleria di Umberto Boccione non è altro che una rissa immaginaria tra due prostitute davanti a un caffè – il celebre Caffè Campari – nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano (bè, dopo andateci!). Come reagire di fronte al bisticcio? Sbirciando ciò che sta accadendo, come tra l’altro fa il resto della gente disordinata che si avvicina alla piccola scena.

In questo quadro Balla cerca di creare degli effetti di luce e dinamismo, utilizzando colori vivaci. Le figure non sono definite ma raccontano la città di questi anni – ricordiamoci che siamo nel 1910, poco prima l’inizio della Prima Guerra Mondiale – che sta attraversando un momento di profondo cambiamento. Voi in quale personaggi vi ritrovate?

Baciarsi davanti a Il bacio di Hayez

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Una delle immagini simbolo della Pinacoteca di Brera a Milano è il dipinto più riprodotto di tutto l’800, Il bacio di Hayez. Datato 1859 il quadro divenne subito l’esempio più importante del gusto romantico del tempo. Ci sono diverse versioni dello stesso dipinto, tutte sparse in diverse città europee, ma quella che vedete qui è una delle più riuscite.

A destare tanta ispirazione romantica non solo il gesto dei due soggetti, ma anche la resa cromatica che con il rosa e l’azzurro, il gioco di ombre e di luci, rende tutto avvolto in un’atmosfera magica e sospesa. Vedrete che se siete in dolce compagnia vi verrà voglia di abbandonarvi anche voi a un bacio con il vostro partner 🙂

Ma Il bacio di Hayez non fa rima solo con romanticismo. L’interpretazione politica è altrettanto importante e supportata sia dall’occasione in cui venne esposto (era il 9 settembre 1859, subito dopo l’arrivo di Vittorio Emanuele e Napoleone III in città) sia da alcuni dettagli che vi consiglio di notare: il ragazzo potrebbe essere un rivoluzionario sul punto di scappare – guardate il piede sullo scalino e il pugnale nella cintura, probabilmente inseguito dall’uomo misterioso che si vede sullo sfondo.