Avevo 20 anni quando ho deciso di diventare vegetariana, pochi mesi dopo essermi iscritta alla facoltà di Medicina Veterinaria…  avrà questo inciso in qualche modo sulla mia scelta di modificare la mia dieta in modo così radicale?
Sinceramente non ho un netto ricordo del momento esatto in cui ho detto “Basta!”, se non di aver iniziato a bandire la carne del mio piatto ogni sera in cui tornavo a casa dall’università dopo aver trascorso il pomeriggio in sala anatomica… di carne – di animali sezionati a metà per nulla in buone condizioni e dall’odore così stomachevole da penetrarti non solo dalle narici, ma arrivarti nel profondo – ne avevo già vista troppa per quella giornata. Come avrei potuto cenare con due fette di arrosto? Il mio corpo si rifiutava, la mia testa anche.

Non fu facile trasmettere questa mia esigenza in famiglia, e con la stessa difficoltà fu compresa e accolta, sicuramente all’inizio; sedendomi a tavola mia madre non mi faceva trovare una bistecca al sangue, ma magari due würstel in padella sì.
Forse è stato proprio il non sentirmi capita ad avermi dato l’input, il mio “No, la carne non la mangio” si scontrava con “Tu mangi quello che decido io”; ma questo, invece che rappresentare per me un deterrente, è stato lo stimolo per portare avanti una scelta che fin da subito ho sentito mia e che sapevo sarebbe stata per la vita.

Diventare vegetariana: una scelta per la vita

Ho subito capito che sarebbe stato per sempre.
Se potessi portare indietro le lancette dell’orologio, cambierei molte cose della mia vita, ma sicuramente non ritornerei a mangiare carne, pesce o derivati. Non ho mai avuto ripensamenti a riguardo.

E la cosa che mi ha dato ancora più forza, e fatto capire ancora di più che si può vivere benissimo senza uccidere altri esseri viventi, è l’aver affrontato e superato da vegetariana problemi di salute non indifferenti; ci sono stati momenti in cui gli stessi medici hanno cercato di farmi cambiare idea, ma io sono sempre rimasta fedele a ciò che sentivo essere giusto.

Essere vegetariana… ma certi sapori difficili da dimenticare

Ancora oggi, dopo così tanto tempo, riesco a far riaffiorare in bocca il sapore di una fetta di prosciutto o di lonza, di una costina di maiale, di una sogliola e addirittura della trippa; con il solo pensiero riesco persino ad avvertire ancora quei filettini di carne lessa che si incastravano fastidiosi tra i denti ogni volta che la mangiavo. E tutto questo con alcuna nostalgia, tutt’altro.

É pazzesco diventare consapevoli di come certi stimoli sensoriali rimangano custoditi per sempre in qualche sperduto cassetto della nostra memoria. Questo mi porta ancora di più a credere che chi – dopo qualche mese o anno – da vegetariano ritorna indietro sui propri passi, convinto che sia il suo fisico a richiedere nuovamente certi alimenti, sia guidato solo dalla propria mente e dalla difficoltà di abbandonare certi sapori.
C’è invece chi, già in partenza, incontra delle difficoltà; si ripropone magari da tempo di fare il grande salto, ma teme in ripercussioni negative sulla propria salute. A tale proposito ricordiamo grandi personaggi di scienza come Margherita Hack o il luminare oncologo Umberto Veronesi, che sono stati vegetariani convinti non solo per una questione etica, ma perchè consapevoli fosse la scelta migliore per la propria salute.

Diventare vegetariani: è tutta una questione di abitudini…

…ma purtroppo le abitudini sono sempre ben difficili da abbandonare.

C’è spesso il timore che, escludendo carne e pesce dalla propria alimentazione, non si abbia più così tanta scelta per comporre i propri pasti, che una dieta vegetariana sia monotona e insapore; nulla di più sbagliato!

Per quanto riguarda il mio percorso, in frigorifero sono rimasti per lungo tempo latte e formaggi, uova e tutto ciò che comunque avevo mangiato fino ad allora…e non solo! Perchè, anche se a molti onnivori potrebbe sembrare strano, è addirittura spingendomi poco alla volta verso il veganesimo che ho scoperto alimenti mai assaggiati prima: ci sono cibi che un onnivoro non assaggia mai nella propria vita, esistono infatti una miriade di cereali diversi dai soliti grano – che entra nelle nostre case sempre solo sotto forma di pasta, pane, pizza e focaccia – e riso, di legumi, ma anche di frutti e verdure; e ci sono anche tanti altri modi per utilizzare alimenti comuni, quali ad esempio le noci, solitamente presenti sulle tavole solamente durante le festività natalizie, ma che possono dare quel tocco in più se grattugiate sui primi piatti al posto del parmigiano, o i semi di zucca che solitamente vengono visti solo come snack, ma che possono invece essere uno dei tanti ingredienti di un’insalata mista o di un pane casereccio fatto in casa.

Il mio grande desiderio

Spero che sempre più persone acquisiscano, giorno dopo giorno, una maggiore consapevolezza di ciò che mangiano, ma anche empatia, che riescano a vedere lì nel loro piatto non solamente la fettina di carne o di salmone, ma quello che prima era un essere vivente, anche lui con dei propri bisogni ed emozioni, anche lui con una sua percezione del dolore.

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